Io sono MIA
16.02.2013
Oh…Mary’s ambitious
She wanna to be a politician
She been dreaming about it since she was a girl
She thought that she’d be the one to change the world
Always trying to pave the way for women in a…man’s world
But life happened, house, kids, 2 cars, husband hits the jar, cheques that don’t go very far now
Now she in it - can’t change it, she keeps her mind on her wages
The only rattling cages!
She wanna to be a politician
She been dreaming about it since she was a girl
She thought that she’d be the one to change the world
Always trying to pave the way for women in a…man’s world
But life happened, house, kids, 2 cars, husband hits the jar, cheques that don’t go very far now
Now she in it - can’t change it, she keeps her mind on her wages
The only rattling cages!
-The
Script, We Cry
Sofia leggeva Olympe de Gouges, Mary Wollstonecraft,
Elizabeth Cady Stalton, Kate Millet e tante altre: Le deuxième sexe di Simone de Beauvior stava sul suo comodino come
la Bibbia su quello di sua madre. Leggeva articoli e ragionava
sull’emancipazione femminile: quante contraddizioni! Vogliamo dimostrarci forti
ed abili come gli uomini e poi accettiamo l’imposizione delle quote rosa in
parlamento! Lottiamo contro il concetto di donna-oggetto, di carne in vendita,
e lo facciamo a petto nudo! Parliamo di uguaglianza e parità dei sessi, ma siamo
le prime a sfruttare la scusa del gentil sesso per entrare gratis in discoteca! Ci ribelliamo ai modelli di donna
bella e vana, ma ci imbottiamo di trucchi, creme ed accessori anche solo per
andare a buttare la spazzatura! Dov’è la coerenza? Come si può lottare senza di
essa? Come si può parlare di reale emancipazione se siamo comunque schiave di
preconcetti e comodi ideali che perdurano da secoli? L’emancipazione è come la
libertà: “(…) la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere.” (O.
Fallacci – Un uomo). Non possiamo accettarne i vantaggi senza caricarci delle
responsabilità che essi ci impongono.
Per
questo Sofia aveva deciso che non si sarebbe mai innamorata, che non avrebbe
mai amato: così rinnegava la sua natura di donna. Come Schopenhauer si
rifiutava di generare figli per non essere strumento della vita, così Sofia si
negava all’amore, a quella che era definita la prima e più elevata caratteristica della natura
femminile, in favore della coerenza.
Anche Sara era figlia del femminismo: scriveva
articoli su riviste femminili, interveniva alle conferenze e parlava come
opinionista in televisione, ai talk - shows. Si era piegata alle regole del
mondo dello spettacolo perché voleva combattere dall’interno per la sua
emancipazione e viverla con pienezza: le nostre nonne, le nostre madri hanno
lottato per questa nostra libertà,
perché non viverla? Perché rinunciare ad essere ciò che siamo? Perché essere
schiave del passato e nascondere il nostro corpo ora che siamo finalmente libere
di mostrarlo? Ora non c’è più un padre, un fratello od un
marito a cui appartiene il nostro intero essere: ora la donna appartiene anima
e corpo solamente a se stessa e può disporre di sé come vuole.

Un taglio netto quello di Sofia, una presa di
posizione discutibile quella di Sara. Giuste?
Forse si, forse no. Ma su una questione così complessa e piena di
sfaccettature e contraddizioni si può parlare di giusto e sbagliato? L’unica
certezza è quella di una lotta continua, logorante ed in sordina, in cui spesso
ci si confonde tra avversario ed alleato, in cui non è sempre facile capire
quali sono le catene che ci imprigionano, in cui l’obiettivo non è quasi mai
chiaro. Ma Sofia e Sara avevano le idee chiare almeno su un punto: non è
l’altro sesso il nemico principale, è l’interiorità stessa delle donne, quella
stipata da millenni di timori e tremori, infantili passioni ed ambizioni alate,
pregiudizi e comode scuse, che le incatena, le confonde, le irretisce.
Ma
come fare per liberarsene? E cosa fare una volta ottenuta questa tanto agognata
libertà?
Viky Corners
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