(...) non lasciatevi turlupinare da chi vi comanda, da chi vi promette, da chi vi spaventa, da chi vuole sostituire un padrone con un nuovo padrone, non siate gregge perdio, non riparatevi sotto l'ombrello delle colpe altrui, lottate, ragionate col vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di se stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere.
- UN UOMO, O. Fallacci

martedì 2 aprile 2013

Parti Amore mio...


Parti Amore mio
30.01.13


Te ne stavi lì sulla scogliera, con i capelli ricci scarmigliati dalla brezza. Mi ricordavi il Viandante del pittore romantico Friedrich, così, ritto su quella sporgenza rocciosa, “(…) mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete” … Bella, poetica visione!
            Solo che all’orizzonte non si estendeva un “mare di nebbia”, ma una distesa di denso fumo nero, velenoso, squallido. Sotto di te non c’era la “profondissima quiete” che gli uomini si fermano a contemplare: c’era la frenesia senza pace di un porto grigio e fumoso, l’ininterrotto viavai di uomini e merci, piccole formiche. Parassiti.
            Il tuo sguardo non poteva scorgere il Sublime di Burke in quel luogo: avevi davanti agli occhi solo un’umanità logora, frustrata ed esasperante. E non riuscivi a guardare oltre, verso quell’oceano illimitato che si estendeva un passo più in là, oltre la nebbia. Non riuscivi a guardare verso quella promessa di libertà.
             Ma tu me lo dicevi sempre: la libertà non esiste. Anche se ci liberassimo da tutte queste costrizioni sociali, da queste istituzioni, da tutte queste convenzioni, regole e leggi, da tutte queste strutture artificiose che ci impongono un modo di parlare, pensare e vivere, anche se non esistesse la civiltà e potessimo vivere come il buon selvaggio di Rosseau, anche allora saremmo schiavi. Dei nostri bisogni, del nostro corpo, della nostra fisicità e di tutto ciò che essa implica. La libertà è un’utopia, una grossolana illusione.
E allora perché parti, amore mio? Come il Childe Harold di Byron, tenti di sfuggire al genere umano? Ma lo sai anche tu che è una fuga inutile. 
          Eppure siamo ugualmente qui, e tu partirai con la prossima nave. Dove andrai? Non lo sai, o forse semplicemente non me lo vuoi dire. Ma io lo sapevo già, l’ho sempre saputo che non avresti trovato pace qui. Che il tuo animo tormentato ti avrebbe portato lontano. Sempre pellegrino. Straniero dovunque. Ci sarà mai un posto che chiamerai casa?
            Tu che parli di prigionia e costrizioni, che scuoti la testa cercando di liberarti da catene impalpabili, tu che non ti puoi accontentare di una vita mediocre, tu amore mio, lo sai. Nel profondo del cuore, lo sai che non puoi credere alle tue stesse parole. Che non vuoi crederci. Tu dici che la libertà è una grossolana illusione, eppure sei il primo che smania di raggiungerla.
             E allora parti. 
Parti, amore mio. 
Gira il mondo. 
Vai ancora più lontano. 
Scala le vette più alte ed esplora gli abissi più profondi. 
Ma promettimelo, giuramelo. Giurami che sognerai e non smetterai mai di farlo.
             Così almeno sarai libero …

Viky Corners 

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