(...) non lasciatevi turlupinare da chi vi comanda, da chi vi promette, da chi vi spaventa, da chi vuole sostituire un padrone con un nuovo padrone, non siate gregge perdio, non riparatevi sotto l'ombrello delle colpe altrui, lottate, ragionate col vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di se stesso, difendetelo il vostro io, nocciolo di ogni libertà, la libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere.
- UN UOMO, O. Fallacci

venerdì 12 aprile 2013

La ragazza che non sapeva amare


... forse più autobiografico di quanto vorrei... 


And you can't fight the tears that ain't coming
or the moment of truth in your lies
When everything feels like the movies
Yeah you bleed just to know you're alive ...
- Iris, Goo Goo Dolls

LA RAGAZZA CHE NON SAPEVA AMARE
19.02.13

Elle non si era mai innamorata.
Aveva passato gli anni delle scuole a guardare con una punta di gelosia gli occhi luccicanti, le guance arrossate, il dolce sospirare delle sue compagne sentendosi come una telespettatrice inopportuna, la "Maria-finestra" della situazione, un’estranea che fa un timido passo oltre la soglia di una casa non sua.
Elle iniziava persino a dubitare che per lei l’amore potesse esistere: non si spiegava come mai al posto di un cuore palpitante la sua cassa toracica abbracciasse un iceberg gelido ed immobile. Eppure lo desiderava davvero, innamorarsi! Dopo anni di gelo anche un timido lumino sarebbe stato un elisir, una primavera, un fuoco d’artificio.
Ma ormai aveva smesso di crederci, nell’amore.
A volte si sentiva soffocare dal grigiore e dall’aridità di quella vita piatta in cui non c’era nessuno con una tavolozza di colori tra le mani pronto a dipingere un sogno, in cui ogni tramonto era solo una fredda meraviglia che sottolineava una mancanza. A volte prima di andare a dormire, Elle pregava di essere come gli altri, di imparare ad amare, di trovare qualcuno che glielo insegnasse. Altre volte, invece, si ribellava all’idea di un principe azzurro, di sentirne il bisogno, di desiderarlo.
Era spezzata.
Era frantumata in mille pezzi.
Era lacerata da un consumante desiderio d’amore ed un rassegnato orgoglio.
Non le rimaneva altro da fare che chiudere gli occhi ed andare avanti.
Ma infine un giorno accadde e bastò uno sguardo perché i ruscelli ricominciassero a gorgogliare, i germogli a fiorire e i passeri a volare con un frullio d’ali dentro il suo petto. Che sciocca: come fai a non credere nell’amore quando quel sorriso increspa le sue labbra e una fossetta fiorisce sulla sua guancia? Come fai a non credere nell’amore quando quegli occhi del colore della primavera si fermano nei tuoi e tu ti perdi in una selva dai colori innaturalmente intensi e luminosi? Come fai a non credere nell’amore mentre fai scorrere le tue dita timide tra i suoi capelli, sul suo collo morbido, sul suo petto caldo che sembra invitarti a rannicchiarti tra le sue braccia muscolose? Come fai a non credere nell’amore quando senti la tua pancia riempirsi di quelle stereotipate farfalle, quando una sua risata può illuminare la tua giornata, quando quelle due parole, tre sillabe, cinque lettere sono importanti come l’aria che respiri?

Aprendo gli occhi.

Guardandoti attorno.

Scendendo dal tuo paradiso immaginario.

Perché Elle sapeva amare, ma soltanto i suoi sogni. 
Sapeva amare, ma aveva troppa paura per farlo. 
Sapeva amare, ma amare è anche rischiare, è anche soffrire. 
Amare non è soltanto quell’infinita lista di “sintomi” che ti fanno sentire bene, felice, che colorano il tuo mondo di rosa. C’è un’altra faccia dell’amore di cui ci dimentichiamo volentieri: quella che ci consuma, che ci fa disperare, che ci fa versare lacrime che non sono certo di felicità.
Amore non è sempre sinonimo felicità.

O almeno, non nella realtà.

Viky Corners

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